VILLA SAN GIOVANNI L’inchiesta “Cenide” continua a far discutere. Il presidente del Consiglio Nino Giustra interviene per chiarire la propria posizione dopo quanto emerso in questi giorni circa la sua presunta iscrizione sul registro degli indagati unitamente al sindaco ff Maria Grazia Richichi e all’assessore Massimo Morgante.
Premettendo tranquillamente di essere stato investigato nel procedimento “Cenide”, Giustra se ne smarca evidenziando il recente rinvio a giudizio di numerose persone tra le quali né lui né Richichi e Morgante figurano.
Il numero uno della massima assise villese, dunque, non ammette che il suo nome sia adesso associato all’inchiesta giudiziaria esplosa lo scorso dicembre: «Allo stato – così Giustra- lo scrivente non risulta sottoposto ad indagine nel procedimento indicato e cui si riferisce l’iscrizione menzionata. Fermo restando che chiunque, non solo lo scrivente, può o potrà essere, ricorrendone i presupposti, essere oggetto d’indagine in procedimenti che verranno ma dei quali, al momento, né lo scrivente né altri possono avere notizia. La notizia vera – rimarca il presidente del Consiglio – è che Giustra, Morgante, Richichi ed altri che erano stati iscritti, non sono sottoposti a investigazioni e/o procedimento penale per il quale erano stati doverosamente indagati dalla locale Procura della Repubblica. E che, certamente, potranno essere, come tutti, nuovamente iscritti ma in altri procedimenti penali».
Nino Giustra stigmatizza pertanto un presunto disegno teso a far dimettere l’amministrazione Siclari-Richichi, per poi ricordare che la vicenda da cui è scaturita l’operazione “Cenide” «trae origine da una porzione di area ex Anas che il Comune ha ricevuto in gestione sin dal 1984 e che, le amministrazioni di centrosinistra, in modo informale oltreché superficiale, hanno a loro volta dato in uso alla società “Travel Tickets”, del Gruppo Caronte, permettendo alla stessa di realizzare, su parte della stessa area, uno svincolo autostradale tuttora abusivo, attraverso la commissione edilizia comunale del 1997/98, targate dapprima Calabrò e poi Melito, entrambi noti riferimenti politici dell’attuale capogruppo Pd, Salvatore Ciccone».
Il presidente del Consiglio conclude rincarando la dose: «I doppiopesisti della morale a fasi alterne dovrebbero, loro, trarne le dovute conclusioni, dopo avere per lungo tempo inutilmente provato in ogni modo ad entrare dentro questa maggioranza di cui ora vorrebbero lo “scalpo”, imparando che le elezioni si vincono con il consenso degli elettori, non strumentalizzando, esercitando pressioni di ogni tipo nei confronti di una coalizione che continua a rimettersi alle norme in vigore».
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