“La Strada” e “Riabitare Reggio”, le due liste a sostegno del candidato sindaco di Reggio Calabria Saverio Pazzano, intervengono nel dibattito del momento e cioè il Ponte sullo Stretto:
«Jole Santelli festeggia come una “grande vittoria” l’inserimento del progetto di realizzazione del Ponte sullo Stretto nel Piano straordinario di infrastrutturazione da parte della Commissione affari finanziari della Conferenza delle Regioni su proposta di Sicilia e Calabria.
Definire “grande vittoria” la concreta possibilità che in un (non si sa quanto) prossimo futuro l’ecosistema dello Stretto venga sconvolto per sempre da un intervento mastodontico, dalle criticità ingegneristiche ingenti e dall’impatto ambientale devastante, significa non avere rispetto per uno dei luoghi più scenografici d’Europa e del Mondo, per una meraviglia paesaggistica che meriterebbe tutela e cura instancabili. Significa non avere lungimiranza, ricercare sempre un’economia predatoria fatta di investimenti e opere che, una volta completate (ma il ponte lo sarà mai?), lasciano disoccupazione e nient’altro.
Diversamente, bisogna guardare allo Stretto come a un patrimonio da valorizzare attraverso un intervento sul lungo periodo, che generi lavoro costante con il turismo e un piano reale dei trasporti. Non a caso, tra i punti qualificanti del nostro programma, c’è l’idea dello Stretto come Patrimonio Unesco. Un patrimonio non solo dei reggini e dei messinesi, ma dell’intera umanità. Devastare tutto questo per un’opera anacronistica, secondo una visione ottocentesca del rapporto tra una comunità e il suo ambiente di vita, significa non solo non avere visione, ma avere gli occhi offuscati da un coacervo di interessi economici, incuranti tra l’altro del ridottissimo volume di traffico che il Ponte andrebbe a servire.
La nostra militanza No Ponte non si cancella, anzi, si è messa per Strada, per prendersi cura dello Stretto, per imparare a riabitarlo, per difenderlo da chi, a ondate regolari, ambisce a deturparne l’incanto. Chiediamo pertanto, ai sindaci calabresi e siciliani, e in primis a quelli dell’Area dello Stretto, di opporsi fermamente a questa decisione, presa ancora una volta senza rispetto per le comunità e per i loro più autentici bisogni. Noi, mentre ci proponiamo per Palazzo San Giorgio, prendiamo già questo impegno. La qualità della vita si misura anche, anzi, oseremmo dire soprattutto, dalla parte di bellezza che ci è data in dono. La meraviglia dello Stretto è gratuita, come tutti i tesori più autentici, e noi intendiamo consegnarla all’umanità piuttosto che agli interessi miopi di pochi.
Ovviamente, il tema della mobilità sullo Stretto è per noi centrale, investe la continuità territoriale e una migliore integrazione sociale ed economica delle comunità dell’Area Metropolitana dello Stretto. Nel nostro programma si ritrova il potenziamento dei servizi di traghettamento verso Messina e le Eolie, con tariffazione agevolata per i residenti, prevedendo, inoltre, l’istituzione di una flotta intermunicipale, che mandi in soffitta il predominio del privato nella gestione dell’attraversamento dello Stretto.
Voler risolvere il problema della mobilità sullo Stretto attraverso il Ponte o pensare che quest’ultimo possa rappresentare un’opportunità di crescita economica per il Mezzogiorno significa mistificare la realtà di un’opera irreversibilmente dannosa sia per l’ambiente sia per le prospettive di sviluppo di Calabria e Sicilia.
È persino superfluo ricordare la complessa situazione geologica e sismica dello Stretto di Messina. Si tratta infatti dell’area geologicamente e tettonicamente più attiva del Mediterraneo centrale, ciò che comporta ovviamente ingenti problemi rispetto alla messa in opera della struttura. Oltre a ciò, vi è naturalmente il tema dello sconvolgimento che il Ponte arrecherebbe al paesaggio e alle componenti ambientali dello Stretto.
Ancora, il Ponte si rivelerebbe come un investimento inutile per il territorio proprio per la trasformazione in atto della mobilità e per il trend degli spostamenti sullo Stretto. I flussi previsti sul Ponte sono infatti sovradimensionati, soprattutto in una prospettiva di mobilità dolce, che minimizzi l’impatto ambientale del trasporto su gomma e viri verso un trasporto multimodale. In questo senso, la svolta green privilegia le autostrade del mare e l’intermodalità tra navi e treni. Il potenziamento di una flotta di traghetti risulterebbe perciò una soluzione ottimale e in linea con l’evoluzione della mobilità su scala globale. È chiaro che gli unici flussi attratti dal Ponte sarebbero quelli finanziari, sempre più copiosi, tra l’altro, per un’opera che non dovesse concludersi mai. Al danno si aggiungerebbe così la beffa, come di frequente avviene alle nostre latitudini.
La domanda di mobilità di persone e merci da e verso la Sicilia si è modificata notevolmente negli ultimi decenni. Per quanto riguarda la mobilità delle persone occorre distinguere la mobilità “locale” nell’Area dello Stretto, costituita soprattutto dai pendolari tra le Città di Reggio Calabria e Messina, e la mobilità di “media e lunga distanza”. Quest’ultima, ormai, utilizza in massima parte il trasporto aereo per i propri spostamenti, per cui andranno previste tariffe sempre più agevolate per garantire la continuità territoriale. Per quanto riguarda la mobilità “locale”, invece, sarebbe auspicabile un trasporto veloce via mare tra i principali centri dell’Area dello Stretto (Reggio Calabria, Messina, Catania, Isole Eolie), anche a servizio della domanda turistica che si andrebbe a potenziare e sostenere, creando una Destinazione Turistica Sostenibile dell’Area dello Stretto.
Per quanto riguarda la mobilità delle merci occorre completare e potenziare l’attuale sistema basato sull’integrazione intermodale tra trasporto ferroviario, trasporto stradale e trasporto via mare. Le attuali autostrade del mare tra i porti della Sicilia e i porti dell’Italia continentale vanno potenziate e sostenute anche in funzione della normativa vigente in materia di sicurezza dei trasporti su gomma (es. limitazione delle ore di guida).
Prima di assumere la decisione di realizzare o meno il Ponte, è necessario, così come previsto dalle leggi, realizzare uno studio di fattibilità aggiornato ad oggi, che comprenda l’analisi costi-benefici dell’infrastruttura in tutte le sue dimensioni di sostenibilità, economica, sociale ed ambientale, con il coinvolgimento diretto delle istituzioni e delle comunità dell’Area dello Stretto».
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