VILLA SAN GIOVANNI – «Più si avvicinano le elezioni e più cresce l’amore – si fa per dire – per Cannitello. Tutti ne parlano, tutti si accalorano parlando dei suoi problemi, tutti si dicono interessati e preoccupati. Ma tutti fingono». Inizia così il comunicato diffuso nei giorni scorsi dall’associazione “La Madonnina” sulla scottante questione dell’erosione costiera.
«Il fenomeno – scrive il presidente de “La Madonnina”, Ignazio Scopelliti – si avverte su facebook, divenuto un facile mezzo di informazione che consente a chiunque di parlare a vanvera pensando di avere una platea di deficienti che ascolta. Ma non è sempre così, specialmente quando l’argomento è serio: quando il mare ti sta scalzando la casa, quando si sta avverando ciò che hai previsto e temuto da anni, quando ricordi che tutti gli SOS lanciati sono stati quasi derisi, sottovalutati dall’ignavia e dalla incapacità di chi poteva e doveva intervenire per fermare gli irresponsabili che stavano distruggendo la costa. Le persone che oggi professano amore per Cannitello si sono invece defilate, hanno messo la testa sotto la sabbia, divenendo di fatto complici del disastro».
«Oggi il problema del dissesto della costa – continua Scopelliti – è drammatico, non è più un fatto estetico; la spiaggia, che rappresentava l’unico baluardo a difesa dei marosi, è sparita ed è affiorato il substrato su cui poggiano le fondamenta di tutta Cannitello. Sono crollate alcune case insieme ai muri di sostegno, e la battigia si è trasferita a ridosso delle case, innescando un effetto domino che estende sempre più verso sud l’azione erosiva, come da noi annunciato e come era prevedibile anche con nozioni elementari in materia. Le opere eseguite in totale difformità dal progetto e la loro illogica esecuzione da nord verso sud piuttosto che al contrario, hanno esponenzialmente accelerato il fenomeno erosivo che ha consentito al mare di divorare la spiaggia, abbassandola ed accorciandola e così deformando vistosamente e pesantemente la linea di costa.
«Una violenta mareggiata come quella del 21 gennaio 1981 – l’allarme dell’associazione – potrebbe far franare verso il mare l’intero abitato. Tutto questo è stato denunciato e documento da anni, ma il muro dell’inerzia e dell’incoscienza resiste, ammantato dall’arroganza e da un atteggiamento che ostenta sicurezza di invulnerabilità. Di quanto qui denunciato, sono stati ampiamente preavvisati tutti gli enti comunque competenti: dai ministeri agli assessorati regionali, dalla Protezione civile alle pubbliche amministrazioni, dalla stampa locale a quella nazionale. Oggi assistiamo al vergognoso spettacolo di quanti attraverso i media ostentano un fattivo interesse per il paese, lasciando intravedere una prossima soluzione del problema. Mentono. In realtà, il loro scopo è di coprire responsabilità proprie e altrui. Il loro concreto disinteresse è evidente».
«Si “criminalizzano” infatti le forze della natura, il mutamento climatico e magari anche l’amaro destino. Il disastro ambientale dipende invece direttamente – ed esclusivamente – dall’esecuzione di opere marittime cosiddette “a difesa della costa”, realizzate a Porticello ignorando totalmente il progetto originario: in luogo d’una modesta barriera sommersa che doveva contenere inerte di ripascimento e ricostituzione dell’arenile, è stata realizzata una diga foranea che ha devastato un ambiente marino particolarmente delicato, bello, ricco e difficile quale è l’imbocco dello stretto di Messina».
«Questa Associazione – conclude Scopelliti – si rivolgerà al Prefetto per esporre e documentare la gravità della situazione e, sussistendo un grave pregiudizio per la pubblica incolumità, invocare il suo impegno per un tempestivo intervento della Protezione Civile. In attesa d’uno studio serio di stabilizzazione definitiva della costa, si chiederà che venga effettuato un intervento tampone di ripascimento per arginare il rischio incombente, continuamente e irresponsabilmente ignorato o minimizzato».
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