Sulla questione “erosione costiera” abbiamo aspettato di essere travolti dagli eventi catastrofici, malgrado gli allarmi delle associazioni ambientaliste e non solo, per poi metterci a recriminare sui soldi buttati a mare e sui danni irreversibili che abbiamo provocato. Il mare ed i corsi d’acqua hanno una loro memoria che si misura in ere geologiche e supera l’ordine dei millenni, e se abbiamo occupato territori che hanno sempre funzionato come area di rispetto alla loro forza distruttrice, capace di riplasmare la terra a suo piacimento, non possiamo ora presumere, pensando che quanto abbiamo sottratto non ci venga richiesto in restituzione con i relativi interessi. Dobbiamo invece adoperarci a ritrovare un equilibrio tra la costa, il mare e le fiumare, riprogettando il territorio per preservare da ogni rischio anche le generazioni future. L’innalzamento delle maree e lo sprofondamento verso valle dei versanti, considerato che per noi le valli sono le profondità dello Stretto di Messina, sposta in modo poderoso e continuativo inimmaginabili masse d’acqua e di detriti insieme alle correnti. Un’azione che è ridicolo ipotizzare di contrastare con ciò che al cospetto della natura appare alla stregua di qualche pietruzza o di un secchiello di sabbia. La linea costiera, con o senza l’intervento dell’uomo, che già comunque ha contribuito al danno con azioni inadeguate e dispendiose, continuerà ad innalzarsi ed a modificarsi ovunque in modo lento e inesorabile. A questo punto non è importante difendere qualche abitazione, seppur preziosa agli occhi di chi ci vive o l’ha realizzata in anni di lavoro e sacrifici, ma difenderle tutte con una forma di risarcimento, sin da subito, del rischio a cui vanno incontro questi cittadini, per il prevedibile danno che li aspetta nel futuro ed attraverso una avanzata opera di riqualificazione e recupero dell’intero territorio costiero cannitellese, proprio riprogettando questo delicato tratto di costa, data la rapida ed inesorabile evoluzione dei fenomeni climatici in atto. Quella che appare come unica responsabile, l’erosione marina, di fatto è solo una delle conseguenze di un movimento lento ma inesorabile delle pareti e dei versanti dello Stretto di Messina, frantumate da migliaia di terremoti del passato e che si incuneano tra faglie e fratture geologiche con mutamenti che avremmo dovuto già, se non prevenire, almeno ipotizzare, dando ascolto agli studiosi che evidenziavano già da tempo una deformazione continua e profonda dei nostri versanti. L’antropizzazione selvaggia delle coste rappresenta invece la mancanza di rispetto e soprattutto di memoria dei sismi, delle frane anche sottomarine e dei conseguenti maremoti del passato. Siamo di fatto parte di un grande corpo di frana che non promette alcun futuro a chi insiste nel riconquistare minuscoli ed insignificanti tratti di costa, con pietroni, mattoni e cemento, in un delirio di onnipotenza che ha un futuro effimero e dannoso, perché provoca ulteriori reazioni erosive in punti poco distanti tra loro che oltretutto contribuiscono a destabilizzare ulteriormente la linea di costa. E’ necessario quindi che si maturi un’alternativa su altri fronti, tra cui il recupero del territorio attualmente invaso dalla servitù ferroviaria che divide in due Cannitello, oltretutto senza alcun beneficio compensativo, visto che ci hanno imposto un’inutile e dispendioso mostro di cemento e ci hanno pure chiuso la Stazione Ferroviaria smontando i binari (bel modo di favorire lo sviluppo turistico e la qualità della vita dei residenti). Va comunque ad un Sindaco del passato, ed attuale Consigliere di opposizione, il dott. Domenico Aragona, il merito di aver paventato, molti anni fa, l’ipotesi di una intubata che prolungasse la galleria che attualmente sbocca a Santa Trada, (cosa oggi realizzabilissima, dato il punto di raccordo già previsto nell’attuale galleria artificiale di Cannitello) al fine di rendere libero l’attuale sedime ferroviario che attraversa tutto il paese in fregio al Viale Columna Rhegina ed al Viale Giovanni Trecroci, sino al torrente Santa Trada. Un’ipotesi che oggi sarebbe il caso di prendere in seria considerazione. Si avrebbe così la possibilità di arretrare l’abitato più prossimo al mare (che oltretutto ha perso quasi del tutto la sua tipicità marinara) restituendo a Cannitello quel fronte mare che meriterebbe, per la bellezza e le prerogative del paesaggio, in una veste più elegante, funzionale e moderna e con tanto spazio da recuperare anche in continuità, prolungando il lungomare esistente. Con questa apparentemente avveniristica ipotesi si farebbe una gran cortesia anche ai proprietari delle case, poiché non bisogna trascurare che il ciclo del cemento armato entra in crisi dopo circa cinquant’anni (cosa ulteriormente dimostrata dai ponti costruiti oltre 50 fa che necessitano adesso di dispendiose opere di manutenzione continua, un po’ come tutte le abitazioni cannitellesi fronte mare) e tale evidenza potrebbe quindi rappresentare una vantaggiosa ipotesi per rinnovare la parte più esposta di abitato con l’aiuto di appositi fondi Europei, ricostruendo il tutto poco più a monte sull’attuale sedime ferroviario, con tecnologie antisismiche avanzate e più adeguate al risparmio energetico e senza trascurare il piano funzionale da adeguare anch’esso ad una popolazione ormai prevalentemente anziana, attraverso abitazioni prive di barriere architettoniche. Prendiamo quindi il coraggio a due mani e lanciamo il cuore oltre l’ostacolo, aprendo un tavolo di confronto su questa o altre ipotesi, se ve ne sono, con una “Conferenza dei Servizi permanente” in cui il Comune, le autorità competenti, le Università ed i Centri di Studio, ed ogni cittadino o associazione, quali portatori di interesse diretto nella questione, possano dare indirizzi e pareri, una volta per tutte in modo condiviso e qualificato, anche e soprattutto dal punto di vista dell’esperienza diretta e della conoscenza del territorio, in modo che si giunga autorevolmente a decidere nelle sedi opportune e nell’interesse di tutti e non solo di pochi, sperando anche in amministrazioni future che siano protagoniste nel loro operato. Come WWF siamo disponibili e pronti a questa ipotesi, con i nostri referenti scientifici ed i tecnici che da sempre ci hanno supportato e consigliato al meglio con il loro lavoro di volontari per l’ambiente e per una migliore qualità della vita, sempre nel pieno rispetto della natura. Lanciamo quindi un appello per fare di questo piccolo paese un’importante ed avveniristico laboratorio per migliorare il futuro, dando esempio anche ad altri, di capacità, di coraggio decisionale, di sensibilità verso la natura e la qualità della vita, ed assumendoci tutto il nostro debito verso chi verrà dopo di noi e rischia di pagare a caro prezzo i nostri errori del passato.
Piero Idone – Segretario della O.A. WWF – Provincia di Reggio Calabria
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