Lo straordinario esempio di Cittanova, Cinquefrondi e Gioiosa: comuni in prima fila nell’accoglienza dei rifugiati ucraini

6 Aprile 2022
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Lo straordinario esempio di Cittanova, Cinquefrondi e Gioiosa: comuni in prima fila nell’accoglienza dei rifugiati ucraini

 

Mentre si susseguono le notizie peggiori dall’Ucraina, vittima dell’aggressione russa che sta trucidando la popolazione civile, e veniamo sommersi da notizie raccapriccianti riguardanti stupri, torture e omicidi anche di bambini, in Calabria ci sono comuni di poche migliaia di abitanti che, grazie all’impegno e alla sensibilità dei loro amministratori, sono schierati in prima linea nel sostegno concreto ai rifugiati ucraini.

 

Questi sindaci meritano di essere citati uno per uno: Francesco Cosentino, sindaco di Cittanova, Michele Conia, sindaco di Cinquefrondi e Salvatore Fuda, sindaco di Gioiosa Ionica. Fin dall’inizio dell’invasione l’amministrazione comunale di Cosentino ha incontrato la comunità ucraina presente a Cittanova per cercare di capire quali fossero i bisogni e mobilitarsi per soddisfarli. Gli uffici del sindaco Conia a Cinquefrondi e quelli del sindaco Fuda a Gioiosa sono sempre stati aperti alle richieste di aiuto che arrivavano dagli ucraini presenti sul territorio, che seguivano la fuga dalla guerra dei loro parenti e amici. Questi sindaci della provincia di Reggio Calabria non hanno fatto retorica ma si sono rimboccati le maniche e hanno agito concretamente, anche grazie alla rete costituita dal Sistema di Accoglienza e Integrazione istituito dal ministero dell’Interno. Già da anni il comune di Cittanova ospita 21 richiedenti asilo e rifugiati, di diversa nazionalità. Quello di Cinquefrondi ne ospita 15 e quello di Gioiosa 72. Quello che lega queste tre esperienze virtuose di accoglienza è l’ente attuatore, la società cooperativa Sankara, aderente alla Rete delle Comunità Solidali (Re.co.sol.), che ha realizzato un’ospitalità diffusa, in case sparse sul territorio e non concentrata in strutture collettive. Non ci sono ghetti per migranti a Cittanova, Cinquefrondi e Gioiosa ma solo socializzazione e attività di integrazione.

 

«In questi tre comuni riusciamo a lavorare bene – afferma Suely Di Marco, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Sankara – perchè la nostra concezione di accoglienza incontra pienamente quella di questi sindaci e delle loro comunità solidali. Cosentino, Conia e Fuda parlano la nostra stessa lingua. E in questi comuni abbiamo equipe di professionisti molto motivati e incredibilmente capaci. E’ soprattutto merito loro se questi progetti di accoglienza vengono ritenuti così virtuosi». Ma cosa hanno fatto questi sindaci per sostenere gli ucraini? Il primo passo è stato quello di richiedere al ministero un ampliamento dei posti di accoglienza. L’ampliamento di Cittanova, se approvato, porterà i posti di accoglienza da 21 a 27, quello di Cinquefrondi da 15 a 30 e quello di Gioiosa da 72 a 107. Ma nel mentre questa richiesta viene valutata dal Ministero dell’Interno i sindaci e la Coop. Sankara non sono rimasti con le mani in mano.

Sia a Cinquefrondi che a Cittanova hanno attivato un’ “accoglienza esterna” al progetto. L’accoglienza esterna è una modalità di ospitalità consentita dalle linee guida del Sai attivabile in situazioni straordinarie come quella attuale. Quello che va rilevato è che per l’accoglienza di queste persone non verrà erogato un centesimo in più dal Governo. In pratica il comune di Cittanova e cooperativa Sankara hanno deciso, con i fondi dell’accoglienza per 21 persone, di farseli bastare per accoglierne ben 31. Stessa cosa a Cinquefrondi, dove con i fondi per l’accoglienza di 15 persone se ne sostengono 20. Per quanto riguarda il comune di Gioiosa invece ha già inserito in accoglienza un nucleo familiare di 3 persone. Esempi in netta controtendenza rispetto all’immagine che spesso si offre del mondo dell’accoglienza. Cittanova, Cinquefrondi e Gioiosa, con la collaborazione della coop. Sankara e della Rete dei Comuni Solidali, sono la dimostrazione che anche i piccoli comuni possono fare la differenza, quando antepongono i diritti umani ai calcoli economici.

 

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