La città continua ad assistere al tentativo di grande inganno, del miserabile bluff che non ha avuto bisogno nemmeno di una forbita interpretazione, tanto era mediocre lo sforzo di schermare dietro la banalità della proposta il vero obiettivo che s’intendeva e s’intende perseguire anche ora con il ritorno ai partiti: nascondere i gravi errori del passato, continuando a garantire interessi e privilegi a discapito della Comunità, utilizzando una persona abile e preparata, cui però affiancare una squadra di consiglieri addomesticati in grado di far valere i rapporti di forza.
Una strategia che ha subito mostrato le grandi debolezze dei veti incrociati, dei ricatti i cui scricchiolii si sono percepiti sin dal principio, quando si è tentato di individuare nel sindaco Siclari il peggiore dei mali e glissando volutamente dalle responsabilità che invece sono parimenti distribuite anche tra tutti gli arroganti costruttori del cosiddetto “nuovo corso”.
Segnale evidente non sono solo i contenuti dell’inchiesta giudiziaria che da quasi due anni sta tenendo il sindaco eletto lontano dalla città, ma la gravità di episodi che quella inchiesta ha portato alla luce e che i presunti nuovi fautori del “bene comune” non vogliono affrontare con la città, quasi si sia trattato di un grave errore giudiziario commesso dalle “toghe rosse”.
Non si tratta di addebitare colpe, peraltro non ancora acclarate da una sentenza, ma di affrontare dal punto di vista politico le cose accadute, per cercare di comprendere se certe iniziative amministrative siano legate alla volontà di favorire interessi privati in danno della Comunità o se i ritardi, lo “status quo”, sia stato dovuto ad impedimenti di qualsivoglia natura che hanno ritardato la risoluzione dei problemi ambientali e occupazionali di questa città.
Nemmeno di questo si discute, in ossequio alla “consegna del silenzio” per nascondere i gravissimi atti che costituiscono i fascicoli giudiziari ed altri invece vengono conservati nella memoria di ciascuno, provocando quel sentimento di indignazione che la politica tiene sotto il proprio stretto controllo. E l’indignazione altri è che un sentimento il quale germoglia nella coscienza individuale di chi sente lesa la propria e altrui dignità, ma che per contaminazione diventa un sentimento collettivo nel quale ciascuno sente che è stato sovvertito il senso comune, quel rapporto di razionale coesistenza.
Si, c’è una questione morale in questa città che non s’intende affrontare, tranne poi sventolare alto il vessillo della legalità e occupare la prima fila delle manifestazioni, evitando con cura il confronto con chi ha opinioni diverse e, fino a questo momento, non confutate.
Allora se non si comprende questo o, peggio ancora, se lo si è compreso e pervicacemente si tenta di mascherarlo, finisce che le persone, cui è stata sottratta la facoltà di indignarsi, prendono le distanze dalla politica, finiscono per isolarsi e lasceranno ai “costruttori del futuro” il compito di dare il colpo di grazia finale alla città.
In tutta coscienza, dopo l’ennesima pietosa rappresentazione che si continua a mettere in scena, provando a far scendere in campo l’ultima riserva e facendola passare come il vero asso nella manica, dotato di una moralità che è già demolita con la discesa in campo, è probabile che sia giunta l’ora di gettare la maschera, a tempo già scaduto e quando nei “paesi normali” sono già definite liste e programmi e la campagna elettorale si svolge già da più di un mese.
ITALIA DEI VALORI
Responsabile Cittadino
Antonio Morabito
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