«Nel prendere atto che nessuno dei comuni limitrofi a Villa San Giovanni ad eccezione di Reggio Calabria è stato coinvolto non dico sui focus avviati nel mese di luglio, ma nemmeno sulle osservazioni circa il redigendo DPSS, non posso che rilevare la pervicacia di una miopia di approccio alla problematica, che continua a pervadere ogni azione intrapresa sul porto Villa San Giovanni.
Ciascuna delle azioni previste in materia di infrastrutture, delimitazione di zone ad economia speciale, ed altri provvedimenti di tipo legislativo continuano a partire dalla miope convinzione che gli scali marittimi di Villa San Giovanni riguardino la sola città, continuando ad ignorare che quel porto è la porta di ingresso meridionale della Calabria per turismo, traffico passeggeri e commerciale e che quindi , ferma restando la sovranità del Comune di Villa, ogni discussione non può prescindere dal contesto geografico economico ed urbanistico circostante.
D’altronde – continua Repaci – questo tipo di approccio è sancito in maniera precise dalla legge 84, che all’art. 11 ter utilizza , il termine “area vasta” per perimetrare le attività di interesse comune in materia di sviluppo logistico a supporto del sistema delle Autorità di sistema portuale, in ambiti territoriali omogenei.
Sul versante siciliano invece, oltre ai comuni di Messina e Milazzo, vengono coinvolti nel processo di consultazione anche i comuni di San Filippo del Mela e Pace del Mela.
Orbene , pensare, come ha già purtroppo fatto Regione Calabria nell’istituzione della ZES nonostante le ripetute ed insistenti osservazioni di tutti i comuni dell’Area dello Stretto, che l’area ex ASI (ora Corap) Campo Calabro-Villa San Giovanni- Reggio Calabria, distante meno di un chilometro dalle banchine del porto attuale possa essere esclusa da ragionamenti logistici ed infrastrutturali che riguardano gli approdi significa approcciarsi alla tematica dell’attraversamento dello stretto in maniera insufficiente.
Ciò – sottolinea Repaci- già grave di per se adesso diverrebbe catastrofico se nell’ipotesi di spostamento degli approdi a sud della città di Villa (il tanto agognato “porto a sud”) non si considerasse che l’immediato retroporto sconfinerebbe quasi nell’area Corap le cui infrastrutture viarie ed i sottoservizi sono nel più totale abbandono ed assolutamente inadeguati . Pensarlo quindi come fatto estraneo alle realtà produttive insediate nell’area sarebbe dissennato.
Auspichiamo quindi una nuova fase di concertazione che si muova intanto da queste premesse metodologiche e per l’immediato una decisa presa di posizione di Regione Calabria, che ha messo in liquidazione il Corap e destinataria della richiesta di osservazioni che riporti al centro del dibattito la grande e vera speranza dei cittadini di quest’area : le città libere dall’inquinamento ed un sistema intermodale di trasporti che faccia dell’area industriale Campo-Villa-Reggio e dell’accesso all’Aspromonte il vero motore dell’economia locale. Abbiamo aspettato anche troppo».
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