Un incontro a più voci contro la violenza di genere in ambito domestico quello organizzato dalla Fidapa di Villa San Giovanni, in collaborazione con il circolo culturale “La Belle Epoque”, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
«Il fenomeno, negli ultimi anni, ha visto un incremento esponenziale di vittime, testimoniato anche dall’utilizzo di richieste di aiuto via web, sempre più rimaste inascoltate»: questo, in sostanza, l’allarme lanciato dall’avvocato Federica Maria Anna Morabito, a cui è toccato aprire i lavori del convegno. Lavori proseguiti con i saluti istituzionali della presidente della Fidapa villese, Rosaria Albina Ussia, del presidente e vicepresidente de “La Belle Epoque”, Natale Salzone e Dina Marcianò, e del sindaco Giusy Caminiti, fino al momento clou rappresentato dalle relazioni della psicologa Maria Francesca Franco, della criminologa Sofia Barresi e dell’avvocato Pasquale Foti, presidente della Camera penale di Reggio Calabria.
La dottoressa Maria Francesca Franco ha sottolineato l’importanza «di mettere in campo misure efficaci a tutela di situazioni estremamente delicate e dilaganti sul territorio, che vedono sempre più il coinvolgimento dei figli a loro volta spettatori e, talvolta, vittime di violenze e soprusi, perpetrati per anni entro le mura domestiche. In questo contesto, diventa importante fare rete contro la cultura, oggi sempre più diffusa, del possesso, quel sentimento nemico dell’amore che diventa delirio e porta al crimine. Per questo, la famiglia deve diventare la palestra più importante, dove ci si allena ad addestrare le emozioni, e dove le relazioni devono essere sempre caratterizzate dal giusto equilibrio».
A snocciolare i numeri del fenomeno è stata la dottoressa Sofia Barresi, che ha illustrato dati allarmanti evidenziando «come nel 2021 siano state 109 le donne vittime di violenza di genere e tale dato, destinato tragicamente ad aumentare, ha come elemento costante quello che vede tali vittime chiuse dentro un sentimento di paura, quale meccanismo di difesa per poter sopravvivere, e che ha come epilogo l’isolamento che impedisce di poter chiedere aiuto. Le vittime provano un senso di colpa, e la violenza psicologica e verbale crea uno stato di coartazione che rende le donne/vittime incapaci di reagire. Questo – evidenzia Barresi – deve indurci a riflettere sulle misure preventive e sulle azioni comuni da mettere in campo sul territorio per contrastare questo dilagante fenomeno, attraverso reti di ascolto necessarie a creare una nuova consapevolezza comune».
L’avvocato Pasquale Foti ha rimarcato come «spesso la mancata denuncia da parte delle vittime scaturisca da un “dover mantenere” uno status quo che può essere di tipo economico, psicologico, sociale. La Camera Penale di Reggio Calabria – sottolinea Foti, anche nella qualità di presidente – ha intrapreso delle importanti iniziative che hanno coinvolto in primis le scuole proprio per la necessità di combattere con fermezza un fenomeno dilagante promuovendo, fra i giovani, la cultura del rispetto, educando, formando, ascoltando senza demandare, attraverso strumenti efficaci di contrasto a meccanismi psicologici che spingono ad azioni così feroci da parte di uomini considerati “tranquilli padri di famiglia”, nei riguardi delle loro mogli, amanti, fidanzate e figlie femmine».
A conclusione dei lavori, l’intervento in collegamento dalla Liguria, della dottoressa Assunta De Luca, presidente dell’Associazione “Palo Libera tutti” che da anni lavora a fianco delle donne vittime di violenza di genere, affinché ognuna possa acquisire consapevolezza di cosa sia la violenza Psichica che si concretizza entro le mura domestiche. Attraverso un racconto appassionato e frutto dell’esperienza vissuta sul campo, la De Luca ha sottolineato «l’importanza di forme di tutela più incisive, attraverso il sostegno psicologico ed un percorso finalizzato a far assumere alla vittima consapevolezza della situazione vissuta e dei propri diritti. Molto importante è offrire a queste donne la possibilità di essere inserite in contesti lavorativi mirati non solo al sostentamento economico ma alla stessa gratificazione, per avvertire il senso di autonomia che progressivamente le aiuterà ad uscire da situazioni di sudditanza psicologica radicalizzata».
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