Un’assemblea pubblica del “Movimento No Ponte” è in programma lunedì 12 dicembre alle ore 17,30 presso il Salone delle Bandiere del Comune di Messina.
Calabresi e siciliani contrari alla mega infrastruttura tra le due sponde dello Stretto rialzano la voce denunciando criticità che toccano più aspetti: «Non solo, infatti, il ponte sullo Stretto – sostiene il “Movimento No Ponte” – è un’opera devastante dal punto di vista ambientale, con una resa in posti di lavoro molto bassa se paragonata all’investimento, che creerebbe un caos urbanistico insostenibile a causa dell’impatto dei cantieri, e sfregerebbe definitivamente il paesaggio dello Stretto, la più importante risorsa a nostra disposizione, ma è anche accompagnato da nodi tecnici irrisolti dal punto di vista ingegneristico».
L’incontro di domani sarà introdotto dall’antropologo Sergio Todesco e dal docente ordinario di Ingegneria dei Trasporti Domenico Gattuso, mentre alla giornalista e attivista reggina “no ponte” Tiziana Barillà tochherà moderare i lavori. Incontro che, non a caso, arriva a seguito della trasferta del ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini a Bruxelles per chiedere all’Unione Europea il finanziamento del Ponte sullo Stretto: «Il risultato di questo viaggio della speranza, per quanto i referenti politici locali lo abbiano presentato come un successo, è stato modesto. Nei fatti gli è stato detto di tornare con un piano finanziario degno di questo nome e con un progetto definitivo, a dimostrazione che, come abbiamo sempre denunciato, la tanto sbandierata cantierabilità immediata del Ponte è solo misera propaganda», sottolinea a muso duro il “Movimento No Ponte”.
Insomma, l’elenco delle ragioni che spingono i “no ponte” a opporsi all’infrastruttura «è più lungo della sua campata unica (una volta e mezza circa maggiore di quanto già realizzato per ponti di questa tipologia)».
E rincarano la dose con un affondo all’indirizzo di quanti insistono a voler riprendere l’iter dell’opera: «Nei fatti – sostiene ancora il “Movimento No Ponte” – il Ponte sullo Stretto, sebbene ammantato da una vena di modernizzazione del territorio, rappresenta, al contrario, un’opera di retroguardia. Piuttosto che proiettare i nostri territori nel punto avanzato della storia, li collocherebbe piuttosto tra le manifestazioni di un’idea di sviluppo vecchia e insostenibile, realizzando un’opera con un enorme impatto ambientale e paesaggistico, con l’effetto complessivo di marginalizzare ancora di più l’area dello Stretto, trasformandola in un enorme svincolo. Il ponte sullo Stretto non è il salto nel futuro, è – questa la nefasta previsione finale dei “no ponte” – il tuffo nel baratro. Non è la soluzione al mancato sviluppo dei nostri territori, è la causa del loro destino di distruzione».
Francesca Meduri
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