di FRANCESCA MEDURI
VILLA SAN GIOVANNI – Una situazione di pericolo sventata praticamente per caso quella che si è verificata, nella serata di sabato, in via Umberto ad Acciarello, dove si trova lo studio legale del sindaco Giusy Caminiti, il cui portone d’ingresso è stato dato alle fiamme.
Ad accorgersi del fuoco è stato, attorno alle 21,30, un ragazzo a passeggio col cane, che ha immediatamente lanciato l’allarme avvisando alcuni parenti del sindaco residenti nello stesso stabile. È stato, quindi, un cugino di Giusy Caminiti a spegnere il principio di rogo con una pompa da giardino, scongiurando così conseguenze più serie, non solo per l’ufficio professionale – il cui ingresso è risultato lievemente danneggiato – ma anche per la restante parte dell’immobile e i relativi occupanti. Avvertita dell’accaduto Caminiti si è subito precipitata sul posto, dove sono prontamente arrivate pure le autorità competenti precedentemente allertate.
Polizia scientifica, nonché carabinieri e poliziotti della Compagnia e del Commissariato di Villa San Giovanni, hanno effettuato gli iniziali accertamenti per raccogliere i primi possibili indizi di reato. Tra questi, segno inequivocabile di un gesto doloso è stato il ritrovamento di una tanica di benzina. Maggiori elementi potrebbero emergere dalla visione e dall’esame di eventuali riprese immortalate dal sistema di videosorveglianza e dalle telecamere di cui è dotata l’area.
Il sindaco ha denunciato il fatto ai carabinieri (titolari delle indagini in quanto intervenuti per primi sul luogo), rispondendo alle loro domande sia sabato sera che ieri mattina. Dalla Compagnia dell’Arma è, pertanto, partita la segnalazione alla volta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria retta da Giovanni Bombardieri. Quale movente dietro l’intimidazione? La pista maggiormente battuta sembra essere quella legata all’attività politico-amministrativa di Giusy Caminiti, ieri impegnata nelle professioni di avvocato e giornalista e oggi nel delicatissimo ruolo di primo cittadino “senza padrini e senza padroni” di un comune ad alta densità criminale (numerose le inchieste giudiziarie che hanno coinvolto Villa negli ultimi anni, ndr); un ruolo che ha fortemente voluto e ottenuto, rivolgendosi alla parte sana della società civile e rifiutando a gran voce i voti della ‘ndrangheta, per inseguire il sogno di una comunità libera, gentile, onesta, fondata sui principi della legalità, della giustizia, della cultura. Anche facendo scelte impopolari.
L’intimidazione per motivi politici-amministrativi sembra dunque quella più plausibile, sia per la linea – per certi versi dura – portata avanti in dodici mesi di mandato dalla squadra di Caminiti, sia per il fatto che il sindaco, da qualche anno direttore amministrativo in Tribunale, oggi non esercita né la professione di avvocato (le resta il titolo, ma è fuori dall’Albo dopo aver vinto concorso pubblico) né quella di cronista. Il suo studio legale è diventato per lei un rifugio personale, e un punto d’appoggio per la sua collega che deve portare a termine le pratiche e le cause ancora pendenti.
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