VILLA SAN GIOVANNI – Un ulteriore grande attestato di vicinanza e solidarietà è giunto alla città di Villa San Giovanni e all’amministrazione comunale durante il consiglio comunale aperto di venerdì, che era stato richiesto dal “Coordinamento 5 giugno” (costituito da una settantina di sigle dell’associazionismo) e da Anci Calabria in seguito all’incendio appiccato il 4 giugno al portone d’ingresso dello studio privato della sindaca Giusy Caminiti, ultimo atto in ordine di tempo dell’escalation criminale in scena in città ormai da diversi anni.
Cittadini, rappresentanti delle associazioni, autorità militari e religiose, personalità istituzionali (locali, regionali e nazionali) hanno gremito l’auditorium “Giovanni Trecroci” della scuola media “Rocco Caminiti”, motivati dal tema all’ordine del giorno: «Legalità e cultura per una città democratica e solidale; tutela, vigilanza e controllo del territorio; rinnovo del patto sociale tra comunità e istituzioni per isolare ogni forma di violenza e tentativo di condizionamento mafioso». Non sono altro che i principi base di una società civile degna di tale nome, e su questi tre capi saldi è stato lanciato un chiaro, preciso impegno nel corso dell’assemblea.
I lavori sono stati aperti dalla presidente del Consiglio Caterina Trecroci, che dopo i saluti ha letto una nota di solidarietà e vicinanza della neo presidente di Anci Calabria Rosaria Succurro. «La comunità villese è viva, crea occasioni di ritrovo e di cultura – ha evidenziato la sindaca Caminiti nel suo discorso – perché la cultura è legalità. Noi vogliamo essere una speranza organizzata». A darle manforte il prefetto Massimo Mariani: «Non è semplice essere amministratori in questi contesti territoriali, soprattutto per il tentativo della criminalità organizzata di condizionarne l’operato. Non vi lasceremo mai soli». Accanto alla città di Villa si è inoltre dichiarata tutta la comunità ecclesiale diocesana reggina, presente con l’arcivescovo metropolita don Fortunato Morrone. Ed ancora gli interventi dei consiglieri di minoranza Daniele Siclari (negli scorsi mesi anche lui vittima di un atto intimidatorio) e Marco Santoro, del sindaco ff del Comune di Reggio Paolo Brunetti, del deputato Nicola Stumpo, della presidente della Consulta comunale Terzo settore Marilisa Catanese, del prof. Franco Trecroci, di Padre Antonio Carfì, del giornalista Michele Albanese, e di numerose associazioni. Uno dei momenti clou dell’assise è stato l’intervento del fondatore di Libera Don Luigi Ciotti: «Ci sono momenti della vita in cui tacere – il suo monito – diventa una colpa e parlare diventa un dovere civile, un dovere morale, un imperativo categorico».
Nel ricco parterre istituzionale anche il senatore Nicola Irto, l’assessore regionale Giovanni Calabrese, il consigliere metropolitano Giuseppe Giordano, i sindaci dell’area dello Stretto. Ma l’attesa era tutta per le due ospiti d’eccezione, che hanno lanciato un’iniezione di fiducia. «Aspettiamo le evidenze ed i motivi di quanto accaduto, ma era importante essere qui per dimostrare che ci sono anche amministratori con la schiena dritti che vanno sorretti con la presenza, ma soprattutto con un costante confronto per le loro necessità e con un’attenzione a quello che viene raccontato», ha detto la presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo. E il sottosegretario di Stato del Ministero dell’Interno Wanda Ferro ha rilanciato: «Con l’ultima legge Finanziaria abbiamo incrementato l’iniziale dotazione annua del Fondo, pari a 5 milioni di euro, di un ulteriore milione per gli anni 2023 e 2024, a dimostrazione dell’impegno profuso nel rafforzare gli strumenti di tutela e per sostenere gli amministratori vittime di intimidazioni nel prezioso lavoro che svolgono». (f.m.)
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