A colloquio con Enzo Musolino, segretario del Circolo del Partito democratico di Villa San Giovanni.
Segretario, partiamo da una domanda netta che richiede una risposta altrettanto netta. In una parola, un giudizio sugli oltre due anni di amministrazione Caminiti.
«Migliorabile. Mi sembra un giudizio aperto che riconosce tanto l’impegno profuso quanto la necessità di cambiamento».
Col senno di poi, il Pd – lei in particolare – pensa di aver fatto la scelta giusta alle elezioni del 2022? E dunque siete ancora convinti del sostegno alla squadra di Caminiti o vi rimproverate qualcosa?
«Il Partito Democratico è fiero dell’appoggio dato alla Lista di Giusy Caminiti. Il segretario Metropolitano Antonio Morabito, a fronte di una contrapposizione netta con la Lista del Centrodestra unito, ha da subito chiarito la posizione elettorale del PD e il Circolo è stato conseguenziale: gli iscritti, i militanti, il popolo Democratico villese ha scelto e ha contribuito fortemente all’elezione di Giusy Caminiti. L’alternativa era la conferma del Governo fallimentare del Centrodestra villese, quello del dissesto».
Ponte sullo Stretto, la grande questione su cui lei da tempo insiste affinché Caminiti&Co si ravvedano in merito alla loro posizione terza, istituzionale. Non basta che abbiano espresso contrarietà e mosso osservazioni e critiche nei confronti dell’attuale progetto? Può meglio precisare e motivare le richieste del Pd?
«Il “No istituzionale” non esiste. Non ha senso per Villa né la neutralità, né la terzietà, né l’ambiguità. L’Amministrazione villese ha il dovere di esprimere un No netto. Ai tavoli si deve stare (o non stare) con una posizione forte, altrimenti si è preda della strategia messa in campo da Ciucci e co., tutta proiettata ad impedire un coinvolgimento diretto dei Consigli Comunali. Non è vero, infatti, che le Amministrazioni non hanno voce in capitolo, non è vero che ci si debba rassegnare alla relazione binaria Sindaci/Stretto di Messina Spa. Villa SG, come Reggio e come Messina, hanno il diritto di pretendere, come Comunità coinvolte in questo scempio, una deliberazione consiliare “Politica” che fermi tutto, che ritiri le delegazioni dalle false conferenze dei servizi (dove è già tutto deciso) per impedire ogni accelerazione verso la cantierizzazione “spezzettata” cui ci sta condannando Salvini. Alle prossime riunioni con Ciucci si spalanchino le porte ai cittadini e agli espropriandi, si dia voce al “Comitato Titengostretto”, si ascoltino le persone cui stanno demolendo non solo la casa ma la vita».
Che cosa ne pensa dei rapporti tra la maggioranza e la minoranza? Ritiene che questa, fin qui, abbia svolto correttamente il proprio ruolo di controllo o che, come si mormora addirittura dalla campagna elettorale del 2022, non abbia fatto vera opposizione perché legata alla sindaca da una sorta di “inciucio”?
«La minoranza consiliare sta esercitando il suo ruolo, come anche quella parte di “Destra” rimasta fuori dal Consiglio. È evidente però una contrapposizione interna a queste “due Opposizioni” che si fronteggiano l’una contro l’altra – piuttosto che concentrarsi sul lavoro amministrativo – per accreditarsi come credibili al prossimo giro elettorale. Questa divisione interna, però, rende non omogeneo il ruolo di controllo che deve essere esercitato nei confronti dell’Amministrazione villese. La mancata efficacia dell’opposizione, quindi, non è inciucio ma disunione, disarticolazione. Anche per questo gli interventi decisi e chiari del PD sui temi cittadini e sul Ponte acquisiscono sempre più visibilità. L’unità vera e la costanza vengono premiate».
Spesso, nei vari comunicati, è emersa chiaramente la delusione sua e del Pd verso Caminiti&Co. Si tratta di un sentimento che accomuna proprio tutto il partito villese (direttivo, iscritti, simpatizzanti) o c’è qualche voce fuori dal coro?
«Non parlerei di delusione ma di sprone ad un cambiamento non più rinviabile: tutto il Partito villese è impegnato per far sì che questa Consiliatura non sia di passaggio, che contribuisca ad un ciclo di governo cittadino di Centrosinistra indispensabile per il rilancio di Villa. La Città non ha bisogno né del Ponte, né di una narrazione farlocca che promette l’impossibile svendendosi al potente di turno nella CM, alla Regione o al Governo. Ci vuole buonsenso, pragmatismo, attenzione ai deboli, rilancio delle politiche sociali, tutela del Poliambulatorio, decoro e sicurezza urbana, lotta all’inquinamento, trasparenza amministrativa e “sincerità” sulle criticità e sulle mancanze che colpiscono tutti i cittadini, senza più chiudersi nel Palazzo. La Politica, in tal senso, può aiutare gli Amministratori, facendo da filtro alle istanze dei cittadini, offrendo proposte, idee, progetti. Così abbiamo fatto con il “Porto a Sud” e con il tema della Medicina di Territorio, coadiuvando il Comune nelle battaglie decisive per tutti. Civismo e Politica debbono dialogare, innestandosi reciprocamente. L’alternativa, altrimenti, rimane sempre la stessa: il blocco di Potere del qualunquismo».
Al netto della questione Ponte sullo Stretto, su quale materia ritiene che l’amministrazione Caminiti abbia maggiormente tradito le attese dei propri elettori?
«Mi sembra che sia venuta meno la spinta riformista, la capacità di dialogo e sintesi. L’Amministrazione Caminiti aveva promesso un cambiamento radicale che tarda ad affermarsi ed anche il metodo amministrativo non sembra mutato. La contrapposizione amico/nemico non aiuta, le critiche costruttive e le proposte sensate vanno accolte anche se questo comporta ripensare gli assetti già stabiliti. Amministrare davvero non significa rassegnarsi ad un equilibrismo estremo, non ha senso tacitare e soffocare il pensiero diverso, libero. La sindaca Caminiti avrebbe tutto da guadagnarci da un’articolazione pluralistica della propria Maggioranza, dando spazio, visibilità e riconoscibilità politica alle tante forze progressiste che la compongono. Un’articolazione corale significherebbe più idee in campo, più impegno, più passione, più risultati. L’uomo o la donna soli al comando non funzionano! Non convince nessuno il concentrare tutta l’attenzione e il lavoro amministrativo sull’uno, sul leader, come se gli altri fossero comparse. E l’esperienza fallimentare del Centrodestra villese ci fa comprendere che il finto “gruppo unico” serve solo a nascondere la polvere sotto il tappeto».
Tornando al 2022, il Pd ha appoggiato una squadra che ha sempre tenuto a definirsi civica ma che, di fatto, non ha per nulla disdegnato l’appoggio dei partiti, Pd in testa. Successivamente, però, lei ha un po’ smontato il ricorso al civismo, rivendicando il ruolo dei partiti anche nell’attuale coalizione di governo. Coalizione che appunto, probabilmente, non ce l’avrebbe fatta a vincere senza i partiti. Di centrosinistra in primis e, probabilmente, pure di centrodestra… Insomma, il civismo fino a un certo punto… giusto?
«Il civismo ha senso solo se arricchisce la dialettica Destra/Sinistra. Il civismo ha senso solo se feconda di buonsenso e creatività l’azione amministrativa, se “apre” la Politica al contributo dei cittadini liberi e autonomi. Se il civismo, invece, diviene antipolitica, centralismo leaderistico, culto del capo, demagogia anti partitica, negazione del dibattito pubblico, negazione del dialogo e del confronto, allora diviene ambiguo, autoritario, irresponsabile, irrilevante. Le stagioni più belle del Centrosinistra dello Stretto lo dimostrano: cittadinanza attiva e politica debbono marciare assieme, non sono disgiunte».
I suoi rapporti con sindaca e squadra sono compromessi o ci sono spiragli di pace? E cosa ne pensa dei consiglieri Pavone, Melito e Idone (quelli sicuramente più vicini al Pd) che, dopo aver pubblicamente espresso una posizione forte contro il Ponte, hanno fatto dietrofront continuando, almeno in apparenza, a sposare la posizione istituzionale della sindaca?
«Noi del PD siamo in dialogo costate, anche critico, con gli amministratori villesi; nessun legame è compromesso quando si ha di mira l’interesse generale. Continueremo a svolgere il nostro ruolo di sprone e di spinta, continueremo a chiedere a Giusy Caminiti e alla sua squadra di essere più decisi, più conseguenziali, più chiari, più netti nelle scelte, più aperti all’ascolto, più inclusivi, più plurali, più radicali nella battaglia comune contro l’aggressione della Lega Nord, di Salvini, della Meloni, di Forza Italia, di Occhiuto, contro il Sud, contro Villa. Regionalismo differenziato, Premierato, Ponte sullo Stretto, stretta autoritaria contro la protesta e la critica, vanno di pari passo, sono nel DNA delle Destre italiane: indifferenza nei confronti delle Comunità, allergia alle regole democratiche e all’equilibrio dei poteri, gigantismo infrastrutturale indifferente all’ambiente e alle necessità concrete, autoritarismo padronale. Io sono sicuro che Maria Grazia Melito, Piero Idone e Ada Pavone, su questi temi, la pensano esattamente come i militanti del Partito Democratico, come la sindaca e la stragrande maggioranza della sua squadra. Rispetto a tutto questo, appunto, basta non fare dietrofront, non rinnegare se stessi… noi siamo già oltre, li aspettiamo più avanti».
E per quanto riguarda il movimento “No Ponte”? Loro non sembrano così inflessibili nei riguardi della sindaca e dell’amministrazione Caminiti… Perché? Che cosa è cambiato rispetto al passato quando i “No Ponte” non le mandavano a dire alle amministrazioni che dialogavano con Stretto di Messina e Governo di turno? Vale la giustificazione che quelle amministrazioni fossero comunque favorevoli e che questa, invece, starebbe provando a mettere i bastoni tra le ruote all’“operazione Ponte”?
«Questa stagione dell’opposizione alla Grande Opera è molto diversa da quelle del passato. Il protagonismo, su entrambe le sponde, è proprio dei comitati dei cittadini – “Invece del Ponte” a Messina e “Titengostretto” a Villa – che sono riusciti ad imporre temi concreti e documentati nella critica, a puntare tutto sull’analisi del progetto (che non c’è), ad attivare con i documenti, le istanze, l’accesso agli atti, gli esposti, le denunce, tutte le Autorità coinvolte, fino a coinvolgere tre Procure della Repubblica. In questa azione sono stati coadiuvati dal lavoro congiunto e fondamentale dei Partiti di Centrosinistra: Democratici, Verdi, Cinquestelle, Sinistra Italiana – il Campo Largo insomma – sono riusciti ad unire le forze contro l’azzardo di Salvini, contro lo spreco di denaro pubblico. L’aspetto squisitamente ideologico è rimasto ai margini, come un relitto del passato. L’ideologismo ottuso è tutto nel campo nel Centrodestra, incapace di affrontare i singoli temi, di rispondere alle critiche documentate. Loro vogliono il Ponte e basta! Tutto il resto non interessa, non conta, va rigettato. È possibile, quindi, di fronte a tanta sfrontata sicumera opporre il “no istituzionale” o, meglio sarebbe, che “l’istituzione” affermasse un “No” decisivo? In questa scelta necessaria, in questa dialettica fondamentale, alcune frange minoritarie del vecchio Movimento No Ponte non sono riuscite ad entrarci, ondeggiando tra il radicalismo di maniera e l’accondiscendenza nei confronti del potente pro tempore. Ma tutto questo conta poco o nulla, l’obiettivo è chiaro, la battaglia è quella giusta: NO PONTE!».
Si vocifera che all’interno della maggioranza ci sia qualche “mal di pancia” … Lei ne sa qualcosa? E c’entrerebbe solo il Ponte o ci sarebbe altro?
«Io mi auguro molti “mal di pancia” perché ogni travaglio se ben gestito può portare a cose nuove, a migliorare tutti insieme. Anche il PD è sempre in agitazione e fermento, tocca a noi tutti gestire proficuamente questa ricchezza d’approcci, ideale e programmatica. Proprio quello che manca al Centrodestra che pare asfittico e prono alle esigenze dei diversi Leaders lontani da Villa».
Si sarebbe aspettato più riconoscenza da parte della maggioranza? Lei, l’ex consigliere Antonio Ciccone e qualcun altro, non vi sentite un po’ sedotti e abbandonati? Del resto non è un mistero che, anche nel periodo precedente alle elezioni del 2022, vi fosse un dialogo costante e proficuo con Giusy Caminiti, con cui andavate d’amore e d’accordo…
«Abbiamo per anni difeso la stampa libera dall’attacco delle Destre cittadine, abbiamo tutelato la giornalista Giusy Caminiti anche quando le cose che scriveva non ci piacevano. Con Salvatore Ciccone e Lina Vilardi ci siamo spesi nel lavoro progettuale sulle Infrastrutture indispensabili per Villa, riaprendo il dossier del Porto a Sud, ragionando di un Piano Strategico alternativo al Ponte. La cittadinanza lo ha compreso, ha apprezzato la nostra “opposizione” ai Sindaci del Centrodestra. Questo ci interessa e l’unica “seduzione” alla quale siamo sempre pronti a cedere è quella della bellezza del nostro territorio, dello Stretto minacciato dagli ecomostri di Salvini/Meloni».
Perché è fallito il progetto dei 5 ex sindaci che lei stesso ha sostenuto? In campo c’era pure Rocco La Valle, “Sì Ponte” della prima ora: se il progetto fosse andato in porto, sareste riusciti a trovare una linea condivisa sull’opera? E pensa che quel progetto politico mai decollato possa essere in qualche modo collegato ai presunti “inciuci” tra le odierne forze politiche consiliari?
«Il progetto dei cinque sindaci rispondeva ad una fase storica precisa: il fallimento certificato del Centrodestra al timone di Villa che spingeva il “centro” dello scacchiere politico villese a dialogare con il Centrosinistra rappresentato dalla storia dei suoi sindaci. Il tema del Ponte non è mai entrato in questo dialogo, proprio perché si era consapevoli delle vere priorità di Villa, dell’emergenza in atto. Quel tentativo di accordo fuori dagli schemi consueti ha comunque prodotto analisi e prospettive che hanno incontrato il consenso della gente stanca, in quella temperie, delle esagerazioni, della “Città di cartapesta” – finta – ereditata dal Centrodestra che ha prodotto il dissesto economico dell’Ente. Quell’ esperienza ha senz’altro influito sull’impegno politico della Caminiti; non c’entra, però, l’inciucio ma la capacità di raccogliere il meglio delle esperienze passate, di capitalizzare la Storia politica di Villa. Oggi, con il riemergere della questione Ponte e con l’unità elettorale del Centrodestra a trazione Cannizzaro, il quadro politico è radicalmente mutato. Un’Amministrazione come quella villese, eletta per essere alternativa alle Destre, non deve cadere nelle trappole dei vecchi volponi della politica, non deve rischiare un compromesso verso il basso. E proprio per questo abbiamo aspramente contestato il Documento unanime del Consiglio Comunale sulle linee guida di un nuovo Piano Strategico tutto appiattito sul Ponte. È stato un grande errore, frutto anche delle mancate interlocuzioni con il Circolo PD villese. L’elenco delle necessità di Villa sono sempre le stesse e ben conosciute, non è stato fatto nulla di nuovo sui contenuti, l’unica impropria novità è stata quella di qualificare queste opere urgenti come preliminari/preordinate/compensative rispetto all’Opera Ponte. E proprio per questo la Minoranza ha deciso di firmare questo Documento, perché va nella direzione dell’apertura dei primi cantieri funzionali alla Grande Opera, perché risponde alla rappresentazione “teatrale” voluta da Salvini e da Ciucci: un “grande vecchio” che transita sullo Stretto con un sacco aperto pieno di finanziamenti per strade, autostrade, reti idriche e fognarie. Basta aderire al progetto Ponte e magicamente saranno realizzare anche queste opere “accessorie”. Ma è credibile tutto questo? È la stessa narrazione che ha avuto spazio durante la sindacatura La Valle e, alla fine, delle tante cose promesse ci è rimasto solo l’Ecomostro di Cannitello!».
Che cosa si augura da qui in avanti? Crede ancora nell’amministrazione Caminiti e in un cambio di passo sul Ponte e il resto?
«Non si tratta di credere, di sperare. Per il PD si tratta di lavorare a testa bassa sui temi, sulle questioni decisive per Villa; si tratta di ascoltare i cittadini e di intervenire sugli amministratori con un pressing finalizzato a quel cambio di rotta ormai non rinviabile. Più apertura, più ascolto e spazio per la Società civile, per i corpi intermedi; è questo che esigiamo dagli Amministratori villesi».
Le prossime elezioni comunali sono lontane ma nemmeno così tanto… State già lavorando per poter formare una lista con a capo in candidato sindaco del Pd?
«Un partito, un circolo territoriale come il nostro, con iscritti/militanti, simpatizzanti, elettori, ha sempre di vista le prossime elezioni e già da oggi i Dem sono al lavoro per delineare la propria squadra di amministratori. Siamo ormai usciti dalla lunga stagione dei commissariamenti, il Circolo ha i suoi organi eletti a congresso (non era così la scorsa volta): un segretario, un direttivo, un quadro attivo di militanti quotidianamente in campo per affermare, anche elettoralmente a Villa, i propri valori, per tradurre in Città l’offerta politica del Nuovo PD di Elly Schlein. La nostra posizione è chiara, la strategia è di completa e piena alternatività al Centrodestra, alla demagogia, al qualunquismo. Non c’è spazio politico per l’indecisione di chicchessia»
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