VILLA SAN GIOVANNI – Nella tarda serata di giovedì scorso si è concluso un incubo per l’ex sindaco Antonio Messina, assolto con formula piena nel processo “Gotha”. Dopo l’annullamento con rinvio disposto dalla Corte di Cassazione nel 2022, i giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria – presidente Alfredo Sicuro, a latere Giuseppe Perri e Cristina Foti – lo hanno definitivamente scagionato dall’accusa di corruzione che gli era stata contestata nell’ambito delle indagini sulla riapertura del centro commerciale la Perla dello Stretto. “Il fatto non sussiste”, ha decretato la Corte d’Appello mettendo la parola fine a una vicenda che è costata tanto, tantissimo, ad Antonio Messina. Per lui, che all’epoca in cui scattò l’inchiesta “Fata Morgana” (una delle inchieste da cui poi scaturì il processo “Gotha”) era sindaco di Villa San Giovanni da poco più di un anno, tra i politici locali maggiormente apprezzati in virtù di una lunga e proficua esperienza amministrativa nonostante la giovane età, l’assoluzione ha rappresentato la fine di un calvario durato 8 lunghi anni.
«Otto anni di angosce, di attesa, di gogna mediatica e di vergogna – così l’ex sindaco di Villa ha commentato la sentenza su Facebook – per i gravissimi fatti contestati. Dalla derubricazione del reato in primo grado, all’annullamento dell’infamante accusa dell’aggravante mafiosa in secondo grado sino all’annullamento con rinvio della Cassazione per arrivare alla sentenza di assoluzione della Corte d’Appello nel processo bis, tutto frutto del lavoro capillare e attento dell’avv. Annamaria Tripepi e dei suoi collaboratori e dello studio Veneto. A loro un grandissimo grazie, la mia gratitudine eterna, perché si sono immedesimanti sin dal primo giorno nel dramma che stavo vivendo dandomi coraggio e sostegno sempre. Ma un grande grazie alla mia famiglia che ha sofferto in silenzio, e anche ai tanti amici veri».
Il post completo pubblicato da Antonio Messina
Vicenda Perla dello Stretto: assolto perché il fatto non sussiste
Poteva essere la notte tra il 30 e il 31 ottobre u.s. il “giorno utile” per dire la parola fine all’incubo giudiziario che ha stravolto la mia esistenza e la serenità di tutta la mia famiglia ed allora in coincidenza con il giorno del mio 53mo compleanno, ma poi una strana fatalità, quale quella della richiesta di rinvio da parte di un legale e tutto è slittato di ulteriori 15 giorni. Mai un rinvio, dopo 8 lunghi anni di calvario giudiziario, è stato cosi gradito seppur nella sua casualità, visto che la sentenza di piena e totale assoluzione nei miei confronti è avvenuta nella tarda serata del 14 novembre, quasi per potermi dare la possibilità di fare il regalo più importante che potevo portare in dono alla mia grande mamma, ovvero la mia assoluzione, nel giorno del suo 85.mo compleanno.
Giustizia è fatta, anche se ad otto anni di distanza, nella sua non totale consapevolezza di quello che gli accade accanto, ma nella certezza che quest’anno sarà per me, per Lei e per tutti Noi un compleanno reso ancor più speciale grazie a questa splendida notizia.
Otto anni di angosce, di attesa, di gogna mediatica e di vergogna per i gravissimi fatti contestati che mi hanno reso debole perché non abituato “a stare nelle aule giudiziarie” ma al tempo stesso forte della consapevolezza della mia innocenza rispetto ai fatti contestati che udienza dopo udienza emergeva.
Un lavoro certosino, puntuale e attento, da parte dei miei difensori di fiducia, lo Studio Legale Tripepi e lo Studio Legale Veneto che, nei vari gradi di giudizio, “hanno smontato” l’infamante tesi accusatoria attraverso la lettura obiettiva dei diversi atti amministrativi collegati all’apertura del Centro Commerciale e che poteva sicuramente evitare quanto subito in questi 8 lunghi anni e affermare quanto ho più volte ribadito, ovvero che la mia azione amministrativa era a tutela dell’Ente Comunale che ho cercato di amministrare e rappresentare con abnegazione e impegno.
Sottoposto volontariamente ad un interrogatorio nell’aula bunker (quella riservata ai mafiosi e malavitosi di professione) a me sconosciuta sino a quel giorno, da parte di tre PM che sino all’ultimo grado di giudizio hanno fatto il loro lavoro di pubblica accusa percependo probabilmente la “debolezza umana” del sottoscritto, non abituato a simili contesti.
Dalla derubricazione del reato in primo grado, all’annullamento dell’infamante accusa dell’aggravante mafiosa in secondo grado sino all’annullamento con rinvio della Suprema Corte di Cassazione per arrivare alla sentenza di assoluzione della Corte d’Appello nel processo Bis, tutto frutto del lavoro capillare e attento dell’Avv. Annamaria Tripepi e dei suoi collaboratori (Avv. Valentina Martello e Avv. Marco Grillo Brancati) e dello studio Veneto, con la grande autorevole presenza dell’On. Avv. Armando Veneto, dell’ Avv. Antonella Ventra e del prestigioso lavoro dell’Avv. Clara Veneto.
A loro intendo dire un grandissimo grazie per la professionalità, la competenza e la meticolosa preparazione di ogni singola udienza ad ogni fase del processo. a loro la mia gratitudine eterna, perché si sono immedesimanti sin dal primo giorno nel dramma che stavo vivendo dandomi coraggio e sostegno sempre.
Ma un grande grazie alla mia famiglia, dalle persone più vicine ovviamente in primis mia moglie e i miei figli che hanno sofferto in silenzio ma con grande dignità senza mai farmi mancare il loro amore ed una parola di conforto. A loro, alla mia grande famiglia, vero scudo protettivo nei momenti bui e di sconforto dedico questa grande vittoria.
Grazie anche ai tanti amici veri, siete stati in tanti e sempre di più, che ho avuto dalla mia parte senza mai farmi mancare il sostegno, l’affetto e la vicinanza e senza mai vergognarsi di stare accanto ad una persona accusata di ipotesi di reato assolutamente infamanti.
Ma il pensiero più forte va ancora alla mia grandissima mamma, nel giorno del suo 85mo compleanno, che trascorrerò come sempre accanto a Lei, e stavolta non per raccontarle “una sana bugia” come quando mi inventavo una scusa per non farla uscire di casa per evitarle mortificazioni nei giorni in cui i quotidiani facevano incetta di copie vendute grazie alle “locandine” accusatorie e infamanti nei miei confronti.
Oggi Lei purtroppo non è nelle condizioni di andarle a leggere da sola, ma oggi, a giustizia fatta, spero che vi sia lo stesso tenore di allora nel comunicare che il proprio figlio è stato dichiarato innocente.
E quindi, con le lacrime di gioia che da ieri sera mi accompagnano, non posso che dirle: auguri mamma. E poi una dedica speciale a chi mi ha guidato da lassù, che da 40 anni non è presente fisicamente nella mia vita e così, come a giugno 2015 ho sollevato il dito in cielo per dedicarti quella vittoria politica, oggi ti dedico questa ancor più importante che ridà dignità e onore a tutta la nostra famiglia, offesa e maltrattata ingiustamente, ma ancora e sempre a testa alta.
I legali di fiducia di Antonio Messina: «Per nessun motivo poteva essere ritenuto colpevole»
Grande soddisfazione degli Avvocati Armando Veneto e Annamaria Tripepi legali del Dr. Antonio Messina che dopo lunghi otto anni di un percorso giudiziario hanno potuto registrare l’esito da sempre auspicato e valutato, ossia l’assoluzione totale da ogni addebito del loro assistito.
Nella notte del 14 novembre la Corte d’Appello di Reggio Calabria, decidendo sul rinvio della Suprema Corte di Cassazione, ha finalmente messo la parola fine con la sentenza di assoluzione perché il fatto contestato non sussiste.
Il Dr. Antonio Messina era stato tratto a giudizio nel lontano dicembre 2016 con una accusa infamante ed insussistente, in quanto gli veniva addebitato il reato di cui all’art. 319 del c.p., ovverossia la corruzione per atti d’ufficio aggravata dall’art art. 7 della legge 203/91, ovverosia l’agevolazione mafiosa e previa derubricazione nell’ipotesi meno grave dell’art. 318 c.p. era stato condannato in primo grado alla pena di anni 3 e mesi 4 di reclusione.
La Corte l’Appello, in secondo grado, aveva rideterminato la pena in anni due di reclusione con l’esclusione dell’aggravante mafiosa di cui al suddetto art. 7.
E’ stata la Suprema Corte di Cassazione, annullando la sentenza di condanna con rinvio al nuovo esame, al fine di riesaminare per intero la regiudicanda con pieni poteri di cognizione, ad affermare ancora che il ragionamento probatorio della Corte Distrettuale di Reggio Calabria “si presentava viziato e inidoneo a sostenere un giudizio di colpevolezza di cui all’art. 318 del c.p., evidenziando, per come da sempre sostenuto dai sottoscritti difensori, che era stata trascurata la circostanza che un Sindaco, per la sua funzione, è tenuto ad avere contatti diffusi relativi a vicende amministrative che riguardano il territorio, sicché non vale a comprovare un accordo illecito la “confidenza” che il pubblico amministratore mostrava con gruppo di soggetti interessati alla riapertura del Centro Commerciale, sia sotto il profilo dell’impulso delle attività economiche che quanto alla garanzia di livelli occupazionali”.
Sulla base di questo dictum della Suprema Corte il giudizio di rinvio ha finalmente reso giustizia, quella giusta per un soggetto che per nessun motivo poteva essere ritenuto colpevole o aver posto in essere alcuna condotta volta a favorire l’organizzazione criminale né il suo interesse nella vicenda relativa alla riapertura del Centro Commerciale la Perla dello Stretto poteva essere definito personalistico e individualizzante.
Unico ed esclusivo interesse era la necessaria, a procedura autorizzativa completata, tutela dell’ente al fine di evitare di esporlo a gravi contenziosi con enormi richieste di risarcimento danni in caso di ritardi ingiustificati da parte degli uffici preposti, cosi come evidenziato nelle carte processuali, che solo l’attuale Corte Appello di Reggio Calabria, decidendo sul rinvio, ha dimostrato di saper valutare nella direzione che ha portato alla totale assoluzione.
Corre l’obbligo evidenziare che la lealtà, l’onesta morale e intellettuale del Dr. Messina ha fatto si che si difendesse “nel processo e non dal processo”, motivo per il quale, ancor prima del rinvio a giudizio, ha ritenuto di rassegnare le dimissioni da Sindaco, carica che aveva conseguito con un suffragio plebiscitario.
Notevoli, nel corso di tutto l’iter processuale le discrasie e il travisamento di alcuni fatti che sono stati ritenuti dai primi giudici di segno contrario e sostanziali alle condanne iniziali nonostante nel corso del giudizio il Dr. Messina, al fine di spiegare il reale andamento della vicenda, abbia ritenuto di sottoporsi per ben due volte all’interrogatorio del GIP e della Procura di Reggio Calabria.
Il dramma umano e familiare vissuto dal Dr. Messina non potrà mai essere cancellato da questo importantissimo risultato giudiziario che da anni aspettava. Otto anni di angosce, di gogna mediatica e di difficoltà personali vissute sempre e comunque con grande dignità con la consapevolezza che la sua innocenza e il suo modo di vivere trasparente sarebbe emerso.
Così è stato, per come sin dall’inizio previsto dal Collegio difensivo che ha profuso ogni impegno proprio nella consapevolezza della totale innocenza del loro assistito.
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